I Phillies domano i Padres, gli Astros spazzano gli Yankees: la World Series al via nella notte tra venerdì e sabato 29 ottobre
24/10/2022 6 Minuti di lettura

I Phillies domano i Padres, gli Astros spazzano gli Yankees: la World Series al via nella notte tra venerdì e sabato 29 ottobre

Un fuoricampo di Bryce Harper nell’ottavo inning di gara cinque regala ai Philadelphia Phillies il primo titolo dal 2009; gli Houston Astros strapazzano gli Yankees in quattro partite. È il quarto titolo American League in sei anni

Per l’undicesima volta dal 1969 – anno di istituzione delle Championship Series – i titoli delle due leghe vengono assegnati nello stesso giorno. L’ultima volta è successo il 14 ottobre del 1992, con i Toronto Blue Jays capaci di sconfiggere in sei partite gli Oakland Athletics e gli Atlanta Braves in grado di fermare i Pittsburgh Pirates in sette partite. Nella notte italiana tra domenica 23 e lunedì 24 ottobre la storia si è ripetuta, con protagoniste questa volta Philadelphia Phillies e Houston Astros. Se trent’anni prima le due serie sono arrivate almeno a gara sei, questa volta sono bastate poche partite per determinare le squadre che si contenderanno, a partire dalla notte italiana tra venerdì 29 e sabato 30, la 119ª World Series. I Philadelphia Phillies hanno superato in cinque partite i San Diego Padres grazie ad un drammatico finale (4-3) ispirato da un fuoricampo da due punti di Bryce Harper a sei out dalla vittoria Padres; gli Houston Astros hanno archiviato il discorso American League Championship Series in appena quattro partite, vincendo l’ultima a New York per 6-5 rimontando due volte, prima dallo 0-3, poi dal 4-5. Per i texani è la terza apparizione consecutiva alla World Series (la seconda di fila per il manager Dusty Baker), la quarta dal 2017, e ci arrivano forti di sette vittorie su sette partite di postseason. Dalla wild card era ad oggi soltanto i Kansas City Royals del 2014 (poi sconfitti in sette partite dai San Francisco Giants, penultima vincitrice di World Series a fuoriuscire dalla wild card) hanno vinto più partite consecutive (8). Nessuna squadra ha mai chiuso una postseason vincendone undici su undici.

A Philadelphia è la prima festa in tredici anni. Nel 2009, l’anno dopo il trionfo nella World Series contro i Tampa Bay Rays, l’ultimo “pennant” della dinastia formata da Charlie Manuel (manager), Ryan Howard, Chase Utley e Jimmy Rollins. Quest’anno la squadra di Philadelphia è stata l’ultima a qualificarsi per i play-off grazie ad un record di 87-75. Se non ci fosse stato il cambio di format, i Phillies sarebbero rimasti fuori dai giochi. Invece, la squadra di Rob Thomson - primo manager canadese dal 1891 a portare la sua squadra alla vittoria di un campionato (131 anni fa toccò ad Arthur Irtwin portare i Boston Reds al successo della American Association) -, sin da subito etichettata come “underdog”, ha dato prova della sua pasta vincendo prima la Wild Card Series contro i St. Louis Cardinals in due partite dopo una rimonta nel nono inning di gara uno, poi eliminando in quattro partite i Braves campioni uscenti e, ispirati da Bryce Harper (8-20, 3 doppi, 2 fuoricampo, 5 punti battuti a casa, 4 corse a casa ed un solo strikeout incassato), Rhys Hoskins (solo fuoricampo, 4, nelle cinque partite di Championship Series), Kyle Schwarber (6-15, 3 fuoricampo, 4 punti battuti a casa, 6 corse a casa, 6 basi su ball e 3 strikeout) e dal monte di lancio (Zack Wheeler e Ranger Suarez, il settimo lanciatore dal ’69 ad oggi con almeno una vittoria – gara3 – ed una salvezza – gara5 – nella stessa serie di play-off, su tutti), sono stati in grado di surclassare in tutto e per tutto dei San Diego Padres considerati i principali favoriti per ospitare gara3, gara4 e l’eventuale gara5 della World Series 2022. Così non è stato perché Wheeler (7 riprese lanciate, una valida, shutout) e i fuoricampo di Schwarber e Harper hanno dominato i Padres in gara uno (2-0) e, dopo la rimonta californiana in gara due (la partita del duello tra i fratelli Aaron e Austin Nola) vinta 8-5 dai Padres, di ritorno a Philadelphia i Philllies hanno vinto le successive tre partite con i lanci di Ranger Suarez e le valide di Schwarber e Bohm in gara tre (4-2); il quinto inning da quattro punti con 2-run HR di Hoskins e le battute di Harper e Castellanos in gara 4 (10-6); infine “the swing of his life”, il micidiale fuoricampo di Bryce Harper nell’ottavo inning di gara cinque (4-3) contro Robert Suarez che ha definitivamente tagliato fuori i Padres, bravi a rimontare un fuoricampo da due punti di Rhys Hoskins nel terzo inning prima con un solo home run di Juan Soto che interrompe il perfect game di Wheeler (10 out consecutivi senza mettere corridori in base) nel quarto inning, quindi con le battute di Cronenworth e Josh Bell (doppio) nel settimo inning per il pareggio e infine con due lanci pazzi consecutivi del rilievo di casa Seranthony Dominguez che permettono a José Azocar di siglare il vantaggio 3-2 a sei out dalla fine della partita.

"The swing of his life". Bryce Harper batte il fuoricampo che regala vale il pennant

I Philadelphia Phillies completano il primo tassello di un 2022 da fiaba. Dopo le prime cinquanta partite di stagione regolare erano 21-29 (esattamente come i Florida Marlins del 2003, futuri vincitori della World Series contro gli Yankees; leggermente meglio rispetto ai Nationals del 2019, 19-31, ed ai Boston Braves del 1914, 20-30, tutte squadre capaci di vincere la World Series in quello stesso anno), al termine della cinquantunesima partita licenziano il manager Joe Girardi per scegliere una figura interna all’organizzazione, Rob Thomson, che eredita un record di 22-29. Dieci partite più tardi i Phillies superano quota .500 per la prima volta dalla quinta partita di regular season e Rob Thomson chiude la stagione vincendo 65 di 111 partite da manager. Grazie a questa straordinaria rincorsa, i Philadelphia Phillies affronteranno gli Houston Astros alla World Series. È la prima volta dalla National League Championship Series del 1980 che le due squadre si affrontano in una serie di play-off (si giocava alla meglio di cinque partite). Quarantadue anni fa ad avere la meglio furono i Phillies di Pete Rose e Bob Boone (papà di Bret e Aaron) grazie a tre vittorie su cinque partite, quattro delle ultime cinque sfide finirono agli extrainning. Dopo aver vinto il pennant, quell’anno i Phillies riuscirono nell’impresa di vincere la World Series battendo i Kansas City Royals.

Tutto un altro baseball. Gli Houston Astros non hanno lasciato scampo ai New York Yankees, assenti in attacco e deboli sul monte di lancio. I texani hanno fatto un sol boccone dei Bronx Bombers, vincendo le quattro partite disputate e permettendo a Dusty Baker (73 anni) di diventare il manager più anziano a disputare una World Series. Il riconoscimento di Most Valuable Player è andato nelle mani di Jeremy Peña, venticinquenne interbase dominicano che quest’anno ha debuttato in MLB prendendo il posto lasciato libero da Carlos Correa, accasatosi nei Minnesota Twins. È stata anche la sua serie. L’interbase degli Astros ha battuto infatti 6-17, con due doppi, due fuoricampo e quattro punti battuti a casa. Il figlio di Geronimo Peña, sette stagioni in MLB tra 1990 e 1996 nelle fila di Cardinals e Indians, ha di fatto aperto e chiuso la serie. Dopo aver portato gli Astros alla Championship Series battendo un solo home run nel diciottesimo inning di gara3 della Division Series contro i Mariners, il dominicano ha battuto il suo primo fuoricampo della serie nel settimo inning di gara uno, vinta 4-2 con uno straordinario Justin Verlander (6 riprese lanciate, tre battute valide subite, un punto guadagnato e undici strikeout contro una base su ball) sul monte di lancio e anche con i fuoricampo di Yuliesky Gourriel (8 fuoricampo in partite di postseason, secondo cubano di tutti i tempi dietro a Randy Arozarena e davanti a José Canseco) e Chas McCormick. Agli Yankees non son bastati i fuoricampo degli italo-americani Harrison Bader e Anthony Rizzo, gli unici protagonisti in attacco per la squadra di Aaron Boone, tornati protagonisti anche in gara 4 rispettivamente con un fuoricampo (Bader, il quinto di questa postseason, per il provvisorio vantaggio 5-4) e due punti battuti a casa (Rizzo, nel secondo inning per il provvisorio 3-0 e nel quarto per il pari 4-4) grazie ad un doppio ed un singolo.

Anche se tre delle quattro partite son finite con non più di due punti di svantaggio, gli Yankees non hanno mai dato la sensazione di essere stati in partita. Tra gara uno (4-2) e gara due (3-2) i battitori newyorchesi hanno incassato 30 strikeout e nella seconda partita (decisa da un fuoricampo da tre punti di Alex Bregman) soltanto un doppio errore di un dominante Framber Valdez ha permesso agli Yankees (capaci di battere appena quattro valide) di evitare lo shutout. Nella prima delle ultime due partite disputate nel Bronx i texani hanno vinto per 5-0 con Cristian Javier ed il bullpen che lasciano appena tre valide ai battitori di casa. Contro Gerrit Cole, uscito dopo cinque riprese con tre punti guadagnati su cinque in totale, Chas McCormick ha aperto le danze con il suo secondo fuoricampo della serie e sono stati poi Trey Mancini (volata di sacrificio) e Christian Vazquez, ex Red Sox, a chiudere i conti. In gara quattro, e per la prima volta nella serie, gli Yankees vendono cara la pelle riuscendo anche a colpire un totale di nove valide (un terzo delle quali battute da Bader), ma l’infortunio occorso a Nestor Cortes (uscito nel terzo inning per un problema inguinale dopo un fuoricampo da tre punti di Jeremy Peña) ha costretto il bullpen sin da subito agli straordinari con Aaron Boone che ha scelto di puntare sui migliori tre rilievi, ovvero Peralta, Loaisiga e Holmes nella vana speranza di forzare gara cinque. Al fuoricampo da tre punti di Peña si è aggiunto il singolo di Gurriel (5-15, 2 punti battuti a casa nella serie) per il controsorpasso Astros, mentre quelli battuti nel settimo inning da Yordan Alvarez (3-14, un punto battuto a casa) e Alex Bregman (5-15, 4 punti battuti a casa) hanno permesso alla squadra dello stato della stella solitaria di chiudere la serie nel più breve tempo possibile.

Se l’ultimo titolo Phillies risale a tredici anni fa (campioni National League), lo stesso lasso di tempo è passato dall’ultima gioia Yankees (World Series vinta proprio contro i Phillies). Da allora, gli Yankees hanno mancato i play-off in tre occasioni (2013, 2014 e 2016), hanno perso cinque Championship Series, tre Division Series e due Wild Card game. Delle dieci serie di play-off perse, quattro di queste sono arrivate contro gli Astros (wild card game 2015, Championship Series 2017, 2019, 2022). Dal 2010 ad oggi storiche rivali come San Francisco Giants (3), St. Louis Cardinals (1), Boston Red Sox (2) e Los Angeles Dodgers (1) hanno vinto sette delle undici World Series disputate, con le restanti quattro finite a squadre come Kansas City Royals, Houston Astros, Washington Nationals e Atlanta Braves provenienti da periodi di ricostruzione. Adesso per gli Yankees si comincerà a pensare da subito al mercato: prima situazione da risolvere quella relativa ad Aaron Judge, recordman di fuoricampo per l’American League, primo indiziato per il titolo di MVP dell’American League ma anche reduce da una deludente postseason da 5-36 con 2 fuoricampo, 3 punti battuti a casa, una base rubata e 15 strikeout contro 2 basi su ball nelle serie contro Guardians e Astros (1-16).

STATISTICHE

CLASSIFICHE

CALENDARIO PLAYOFF

Luca Giangrande.

Foto: Gli Houston Astros festeggiano dopo l'ultimo out di gara4 della ALCS contro i New York Yankees (MLB).