30/12/2014 3 Minuti di lettura

Claudia Petracchi e la nostalgia del campo

di Davide BertonciniTra le giocatrici che hanno lasciato il segno nel softball italiano sicuramente merita un posto Claudia Petracchi, nata a Roma, classe '66, è cresciuta nella Lazio per poi approdare nella seconda parte di carriera a Bussolengo, Ronchi, Nuoro e Macerata

di Davide Bertoncini

Tra le giocatrici che hanno lasciato il segno nel softball italiano sicuramente merita un posto Claudia Petracchi, nata a Roma, classe '66, è cresciuta nella Lazio per poi approdare nella seconda parte di carriera a Bussolengo, Ronchi, Nuoro e Macerata.
Può vantare ben 8 scudetti (5 con la Lazio 2 con il Bussolengo ed 1 con il Macerata), 2 Coppe Campioni (1991 con la Lazio, 2005 con Macerata), 201 presenze in nazionale con la quale ha vinto 4 Europei, ha partecipato a 4 Mondiali ed all'Olimpiade di Sydney.
L'ho contatta per un'intervista, e si è dimostrata subito disponibile.

Innanzitutto vorremmo sapere cosa fai adesso, e se segui ancora il softball.

"Quando nel 2006 ho lasciato il softball è stata una decisione molto sofferta, dopo 24 anni di carriera è stato difficile e mi manca tantissimo. Per anni sono scomparsa dai campi, vedere un diamante mi provocava una nostalgia terribile. Inizialmente mi sono data al golf, dato che lo swing del softball mi avvantaggiava ho subito iniziato a fare le gare per ritrovare quel senso di competizione che mi mancava troppo, poi un po' per caso, spinta da mia sorella, da due anni ho ricominciato a nuotare e ovviamente data la mia competitività partecipo a gare e campionati".

Una grintosa Petracchi in pedana per la nazionaleHai mai pensato ad un ruolo come allenatore o dirigente? 

"Il mio spirito di atleta è ancora troppo forte ed il ruolo di allenatrice mi farebbe sentire “adulta” e sono sicura che stando su un campo da softball non riuscirei a trattenere la voglia di giocare, infatti a settembre del 2012 non ho resistito all'invito di Alessandra Cirelli per giocare due partite di play-off con l'Urbe Roma. Dopo 6 anni di stop totale è stato emozionante rientrare in campo, mi sono divertita tantissimo, ancora oggi se dovessi riavvicinarmi al softball lo farei da giocatrice è più forte di me! Amo giocare non allenare!"

Hai visto qualche partita di campionato negli ultimi anni?

"A parte la partita con l'Urbe, che ho giocato, non ho seguito altre partite, la nostalgia e la voglia di giocare non mi abbandonano!"

Ripercorrendo la tua carriera qual è stato il momento più bello e quale quello più brutto?

"I momenti belli sono stati molti, il primo Europeo vinto dalla Nazionale nel lontano 1986, e di sicuro la Qualificazione Olimpica del 1999 a Parma, ma anche la vittoria della Coppa dei Campioni a Macerata nel 2005... ma questi sono solo alcuni.
Ovviamente ho anche dei ricordi “brutti” forse il peggiore è stata la mancata qualificazione alle Olimpiadi di Atlanta nel 1996, condivisa con molte atlete che ora allenano la nazionale, come Monica Corvino, Paola Marfoglia, Marina Centrone e Roberta Soldi. Fu veramente un brutto momento, avevamo pochi giorni prima vinto gli Europei di Settimo Torinese ed eravamo convinte di portare a casa il biglietto per le Olimpiadi, la sconfitta fu dolorosa."

Quale allenatore ti ha dato maggiormente un contributo dal punto di vista tecnico e quale dal lato umano ?

"Di sicuro l'allenatore più influente e presente nella mia carriera è stato Tonino Micheli, che mi ha sempre apprezzato, ma anche rimproverato più delle altre!  La sua severità però mi stimolava a dare il massimo. Mi ha sempre trasmesso la sua fiducia, ma pretendeva molto. È famoso un suo rimprovero in campo ... quando ero ancora una ragazzina, rubai una base senza segnale e mi urlò - somara, sei una somara!!! - in mezzo al campo!"

Qual è la giocatrice che hai più ammirato ed a cui ti sei ispirata?

"Lisa Fernandez, forse una delle più complete e forti di sempre, i suoi lanci erano impressionanti ed era fortissima anche in battuta e come terza base. Ho avuto la gioia di giocare con lei nella Lazio e vincere una Coppa dei Campioni a Roma nel 1991".

Sei stata una delle rare giocatrici che incidevano sia in battuta che in pedana di lancio, qual è il segreto di questa polivalenza? Era così già da bambina o hai iniziato successivamente?

"Ho iniziato a 16 anni a giocare a softball, venivo da anni di nuoto agonistico e pentathlon moderno e quindi fisicamente ero molto preparata, il nuoto in quegli anni era durissimo e il pentathlon ancora di più... dopo pochi mesi mi sono guadagnata il posto in squadra.
Il fisico preparato ed il vantaggio di essere mancina e piuttosto veloce mi hanno fatto volare in nazionale giovanile dopo solo un anno di gioco, e da lì è iniziata la mia lunga carriera".

Pensi che oggi le lanciatrici vengano scoraggiate ad allenarsi in battuta?

"Mi sembra di si. Viene troppo concentrato tutto sul lancio. Sicuramente è un ruolo che va allenato molto e va perfezionato, ma avere la possibilità di andare in battuta è molto più stimolante ed anche avere un secondo ruolo in difesa. Io come giocatrice non riuscirei solo a lanciare, mi sentirei diversa dal resto della squadra, secondo me essere polivalente è importante non solo per la lanciatrice ma anche per la coesione del gruppo".

Hai iniziato la tua carriera nella Lazio, poi hai un po' girato l'Italia, com'è stato l'addio alla tua storica società e cosa ricordi delle altre squadre in cui hai giocato?

"L'addio alla Lazio non è stato sofferto, la squadra si era smembrata, ormai a Roma stava finendo il momento d'oro. Comunque tutte le società dove ho giocato sono rimaste nel mio cuore, le compagne e i dirigenti li sento ancora, sono come una grande famiglia sparsa per l'Italia e considerando le straniere direi: sparsa per il mondo!"

Hai un pensiero per concludere?

"Il softball è nel mio cuore, è magico, mi auguro che il movimento ritorni di nuovo ai vertici europei e mondiali! In bocca al lupo a tutte le atlete che giocano questo sport meraviglioso!"