21/11/2014 2 Minuti di lettura

L’Unione fa la forza…

Albornoz Hotel di Spoleto, fredda mattinata invernale di undici anni fa

Albornoz Hotel di Spoleto, fredda mattinata invernale di undici anni fa.

Gli arbitri italiani di baseball e softball, cominciarono in quel momento una consuetudine che, salvo qualche piccolo intoppo, è andata avanti sino ad ora. Prima come “costola” della Coach Convention, almeno per le sue prime due edizioni, in terra d’Umbria (2003) ed a Pomezia (2004); poi con una ruolo autonomo sempre crescente, passando per il Centro federale di Tirrenia (2005/2006) con un livello sempre più alto e qualificato di temi trattati e relatori presenti: indimenticabile l’intervento dell’umpire di Major, Ed Rapuano.

E poi Bologna, Anzio, il cambio di nome dell’edizione 2010, la prima in terra ducale con l’esordio della “Officials Convention” che unificò umpires e scorers. Sino alla storia recente targata Anzio e Nettuno.

Tante tappe, novità che si sono susseguite nel corso degli anni, tanta esperienza accumulata con lo scorrere del tempo ma, fondamentalmente, un momento di ritrovo, quasi intimo e un po’ goliardico, se si pensa alla Cena di Gala, dove, i tanti anni di sudore, mischiato a terra rossa, qualche livido e tanta emozione, trovano la sua consacrazione attraverso la consegna dei contastrike d’oro, argento e bronzo, piccola e personalissima pietra miliare di tanti volti, ricordi ed esperienze che, per sempre, faranno parte della vita e perché no, del carattere di ogni buon umpire che si rispetti. Un momento che, nella speranza e volontà del nuovo corso che il Comitato Nazionale Arbitri (CNA) si sta dando, dovrà continuare a rappresentare un forte senso di appartenenza alla propria categoria. Un momento dove condividere le proprie esperienze, perché  la figura del direttore di gara risulti essere autorevole e non autoritaria.

L’arbitro è infatti rilevante in quanto figura, non per il nome che si porta dietro. Se avessimo stampato sul retro della divisa il nostro cognome, potremmo ricordare quello che disse Herb Brooks, allenatore della squadra di hockey su ghiaccio americana che vinse l’oro olimpico a Lake Placid, evento ricordato con un film dal titolo evocativo, “Miracle on ice”: “Il nome che portate davanti (Usa) e molto più importante di quello che sta scritto dietro”. Noi davanti abbiamo solo uno stemma ma dentro la consapevolezza di appartenere ad un gruppo.