13/03/2015 4 Minuti di lettura

Un arbitro italiano in MLB? Un giorno perché no...

Le loro parole valgono per tutti: dal rookie al più esperto

Le loro parole valgono per tutti: dal rookie al più esperto. Hanno arbitrato ai più alti livelli che si possano raggiungere (MLB e Olimpiadi n.d.r.) e ci hanno regalato perle di saggezza che ognuno di noi custodirà gelosamente nella propria borsa e che tirerà fuori al momento giusto. Gli appuntamenti italiani (Umpire Convention di Parma, corsi di Roma e Catania n.d.r.) sono stati occasione per rivolgere loro qualche domanda.

Qual è la ricompensa più grande dell’arbitraggio?

 Gustavo Rodriguez (GR): “Per me è essere parte del gioco, dopo che non puoi più praticarlo. In questo modo, sei ancora parte attiva e puoi continuare a vedere un livello di gioco molto alto”.

 Larry Young (LY): “Penso che sia una sfida mantenere ogni volta tutto sotto controllo; è una professione molto difficile e lo vedi dal fatto che sul campo sei circondato da persone devote a questo gioco e tu ti devi adeguare”.

E qual invece la parte più difficile del mestiere di un arbitro?

 GR: “Per me è viaggiare perché sei sempre lontano da casa, a volte arrivi anche con un piccolo margine di tempo sulla gara. Lavoro ancora negli Stati Uniti ed ogni weekend, affronto lunghi viaggi. Questa è davvero la parte più difficile del mio lavoro”.

 LY: “La parte più difficile è quella di fare la chiamata giusta. Perché tu lotti per essere perfetto, ed ovviamente non è possibile esserlo”.

Qual è il significato di essere un capo crew?

 GR: “E’ qualcosa di più che essere l’arbitro anziano del gruppo. Per me è essere sicuro che tutti gli aspetti della trasferta siano andati bene, che tutti i membri della squadra sappiano dove ed a che ora ci dobbiamo vedere, e la responsabilità che ognuno sia in sintonia con tutti gli altri. E’ un grosso lavoro essere un crew chief, un onore ma con esso ti prendi anche delle responsabilità”.

 LY: “Non hai a che fare solo con te stesso ma hai la responsabilità anche di altre persone. Un buon leader fa si che nel suo gruppo tutti si sentano uguali, tu hai magari delle piccole responsabilità in più ma tutti si devono sentire uguali”.

Quante palle pensate sia giusto portarsi dietro quando si lavora al piatto?

 GR: “Io di solito ne porto sette, e segnalo al ragazzo di portarmele quando me ne rimangono tre. Tutto questo serve per continuare a dare ritmo al gioco, quando la palla ad esempio va in foul e così via”.

 LY: “Solitamente cinque e quando rimanevo con due le chiedevo al ragazzo”.

Quanto pensate sia giusto dare enfasi ad una chiamata di strike out oppure di eliminato o salvo?

 GR: “ Dipende dalla partita quando tutti sono consapevoli dell’importanza della situazione che si affronta. La cosa fondamentale è non essere troppo esibizionisti, nel senso che non vogliamo certamente mettere in imbarazzo il battitore, soprattutto se stiamo parlando di uno strike out guardato. Certo, bisogna metterci qualcosa nella chiamata, senza però eccedere”.

 LY: “Una parte importante del lavoro di un arbitro è proprio quello di sapere “vendere” una chiamata. Se la chiamata è stretta è giusto essere più decisi ed evidenti, può dare l’idea che sei maggiormente fiducioso in quello che hai chiamato”.

Cosa deve fare un giocatore per essere espulso dalla partita?

 GR: “Di solito la cosa più facile da fare è metterla su di un piano personale, qualcuno può dire parolacce ma quando ti dice “tu” oppure dice qualcosa su mia madre: beh, anche questa è una cosa abbastanza semplice che si conclude nel modo che immaginate”.

 LY: “La gente pensa che usare un linguaggio offensivo, sia la prima causa per essere espulso anche se in realtà è il fatto di continuare a parlare troppo, a protestare su di una cosa, sulla quale sono stati già avvertiti di non fare, che fa raggiungere il limite dell’espulsione”.

Cosa permette ad un arbitro di staccarsi dal gruppo per essere promosso a più alti livelli?

 GR: “Mantenere la calma. Quando tutti impazziscono ma tu riesci a rimanere molto calmo, usando la ragione quelli sono di solito i migliori arbitri. Perché entrambi i managers, così come i giocatori, riescono a vedere questa cosa, e ti rispettano in misura maggiore”.

 LY: “Penso che risieda nella capacità con la quale si riesce ad affrontare certe situazioni. Tutti ad un certo livello sanno chiamare ball e strikes, safe o out ma è in come riesci ad gestire certe situazioni che si decide della tua carriera”.

Quali sono stati gli highlights più significativi della vostra carriera?

 GR: “Due gare delle Olimpiadi, due partite del Campionato mondiale e quattro World Series del campionato di College: questi sono i miei migliori ricordi in carriera”.

 LY: “Certamente lavorare alle World Series è una cosa per la quale tutti lavorano ed è un privilegio che non è dato a tutti avere”.

Quanto pensate che queste ultime novità regolamentari avranno effetto sui vari livelli di gioco?

 GR: “Credo proprio che miglioreranno il gioco perché si proteggono i giocatori dalla possibilità di farsi del male od infortunarsi. Certo, ci vorrà del tempo per calibrare la cosa ma credo che tutte queste novità miglioreranno il gioco. In primo luogo, la velocizzazione renderà il gioco più snello e rapido, la regola sulla collisione farà si che i buoni giocatori, catcher, ad esempio, rimarranno nella gara ed anche i corridori eviteranno la possibilità di farsi male. L’anno scorso abbiamo visto dei miglioramenti, quest’anno certamente ne vedremo degli altri”.

 LY: “Credo che tutte le novità introdotte riusciranno a migliorare il gioco; ci sono ancora troppi tempi morti che devono essere eliminati ma credo che anche quest’anno si vedranno dei miglioramenti”.

Cosa pensate del livello di arbitraggio italiano, che impressione vi siete fatti dopo questi due clinic in Italia?

 GR: “Gli arbitri italiani conoscono le regole, vogliono imparare ed hanno davvero molta passione. Penso che il livello del baseball internazionale, da quando ho cominciato a fare questo lavoro, sia tremendamente migliorato. Lo scopo è quello di cercare di lavorare al fine di inserire qualche arbitro europeo all’interno del baseball professionistico negli Stati Uniti. C’è  assolutamente la possibilità per qualcuno di farcela. Il problema è che per lavorare nel baseball professionistico, bisogna cominciare a farlo sin da quando si è molto giovani e talvolta in Europa, sia giocatori che arbitri, cominciano a farlo quando sono un po’ più adulti”.

 LY: “Credo proprio che la FIBS stia molto migliorando, anche attraverso esperienze di questo tipo. Sicuramente i giocatori ed i manager si renderanno conto che gli arbitri stanno salendo di livello. Avete una buona leadership nel vostro presidente Leone, in Marco Screti e tutti gli altri che hanno partecipato ai clinic a Catania e a Roma. Sicuramente è la giusta direzione. Credo che i miglioramenti siano stati evidenti e sicuramente c’è spazio per migliorare e crescere ancora”.

Crede che tra qualche anno ci sarà spazio per arbitri italiani in Major League?  “Ci sono un sacco di arbitri italiani in Major Legue – scherza sorridendo Larry – come Rapuano ed altri, ma capisco perfettamente cosa mi sta chiedendo. , non c’è ragione di pensare il contrario. L’esperienza di Marco Costa al recente Umpire Camp della Major League Baseball, dimostra che potrebbe esserci la possibilità”.