Umpire's stories: “Tar Wars”, l'epilogo

28/01/2015
Inevitabile quanto prevedibile fu l’esplosione di rabbia di George Brett, stella dei Kansas City Royals, per essere stato chiamato out, dopo aver battuto un fuoricampo, avendo utilizzato una mazza giudicata illegale

Mazza regalata ai tifosi dei Royals in occasione di una partita commemorativa dell'avvenimentoInevitabile quanto prevedibile fu l’esplosione di rabbia di George Brett, stella dei Kansas City Royals, per essere stato chiamato out, dopo aver battuto un fuoricampo, avendo utilizzato una mazza giudicata illegale.

Lezione numero cinque per aspiranti arbitri: Pensate in anticipo. Prima di ogni gara e prima di ogni lancio cercate di anticipare quali giochi potrebbero svilupparsi. Se pensate al baseball da arbitro, e non come tifoso, reagirete, alle giocate sul campo, come un arbitro.

Come tutti gli ufficiali di legge, gli arbitri avevano abbondanza di precedenti a supporto della loro decisione. La settimana precedente all’incontro tra Yankees e Royals, infatti, era stato discusso di come i “blues” si sarebbero potuti districare attraverso una possibile disputa sulla resina. A differenza della percezione della gente, secondo la quale gli umpires stavano improvvisando con il regolamento, la loro decisione allo Yankee Stadium, non segnò la prima decisione a proposito di resina. Durante un’altra gara Yankees contro Royals, stavolta a Kansas City, un paio di settimane precedenti al “fiasco” dello Yankee Stadium, il catcher Rick Cerone allertò l’arbitro Rick Garcia sull’eccessivo uso di resina da parte di (indovinate chi? ndt) George Brett. Niente uscì da quella lamentela perché Brett battè una linea nel guanto del difensore. Qual è il punto in annullare un out e rimpiazzarlo con un altro out? Garcia, più tardi, avvertì il manager dei Royals Dick Howser sulle eventuali conseguenze di questa situazione. Così i Royals avevano avuto ampi avvisi sull’uso che facevano della resina sulle loro mazze. Pochi giorni prima dell’incidente, il manager dei Cleveland Indians, Mike Ferraro, chiese di chiamare out Jim Rice dei Boston Red Sox, perché, a suo dire, la mazza presentava un’eccessiva quantità di resina. La mazza fu ispezionata e si decise che non c’era troppa per procedere. Rice comunque cambiò mazza e colpì un doppio. Nessuna valida fu annullata in questi casi a causa della resina. Ma queste situazioni, provarono chiaramente che l’eccessivo uso di resina è comunque una ragione per chiamare out un battitore. C’erano inoltre altri precedenti. Nel 1975, Thurman Munson degli Yankees, fu chiamato out dopo aver battuto un singolo contro i Minnesota Twins perché la sua mazza aveva troppa resina; Bill Virdon, il manager degli Yankees a quel tempo, non protestò la decisione. Più tardi, durante quella stagione, John Mayberry dei Kansas City Royals fu coinvolto in un’altra disputa sulla resina. Le applicazioni della regola concernente la resina, raggiunsero anche le Leghe minori, i cui esecutivi emanarono note ufficiali che supportavano i diritti degli arbitri sul regolamentare la “questione resina”. Così, gli arbitri, non solo avevano una sfilza di regole dalla loro parte ma anche abbondanza di precedenti. I precedenti, però, non significarono molto in questa grande grande controversia.

Lezione numero sei per aspiranti arbitri: Controllate la gara; non lasciate che la gara controlli voi. Il principale compito dell’arbitro è quello di mantenere l’ordine sul cam-po.

La reazione alla decisione di annullare il fuoricampo fu, prevedibilmente, oltraggiosa. Brett si precipitò sul campo per, beh, non si sa cosa esattamente avesse intenzione di fare. Apparentemente venne fuori dal dug out per discutere della regola ma somigliava più a qualcuno che volesse uccidere l’arbitro. Era impazzito. Non si sa cosa sarebbe stato capace di fare, se non fosse stato fermato. Nel momento in cui Brett stava discutendo, altri membri della sua squadra, cercarono di rubare la prova. Gaylord Perry, che è conosciuto per aver fatto diverse cose illegali con il baseball a suo tempo (il re della splitter. ndt) arraffò la mazza e la portò nella clubhouse dei Royals. La mazza fu silenziosamente passata da una catena di mani sino a quando non finì in un corridoio a metà strada tra il dug out e la clubhouse. Prima ancora di accorgersene, un degli arbitri della crew, si ritrovò in quel corridoio, cercando di prenderla. Riusci infine ad afferrare la “Prova A” ed inviarla al presidente dell’American League Lee MacPhail, il responsabile che avrebbe dovuto considerare l’inevitabile protesto che i Royals avrebbero presentato.

Lezione numero sette per aspiranti arbitri: Cercate sempre di rendervi conto che siete i rappresentanti sul campo del presidente di lega. Le decisioni che prendete hanno la piena autorità dell’Ufficio di lega.

Beh, forse questa lezione non sempre è valida anche se dovrebbe. MacPhail si prese infatti tre giorni di tempo per considerare il protesto presentato dai Royals. E concluse che la decisione arbitrale era “tecnicamente difendibile” ma non “nell’intento o spirito” delle regole che governano la resina. Dato che la resina non necessariamente migliora la potenza della mazza, MacPhail disse, che il fuoricampo di Brett era valido e che gli Yankees ed i Royals avrebbero dovuto incontrarsi per completare la gara. I Royals che tre giorni prima avevano perso per 3 a 2, adesso erano avanti per 4 a 3 con due out nella parte alta della nona ripresa. La partita stava diventando una soap opera di lungo corso. La controversia continuò. Gli Yankees ed il loro celebre avvocato Roy Cohn, andarono in tribunale per prevenire il completamento della gara. Il giudice Orest V. Maresca della Suprema Corte dello Stato di New York emanò un’ingiunzione contro il completamento della gara. Ma a qualche ora di distanza dalla programmazione della stessa, il giudice Joseph P. Sullivan della Suprema Corte di Appello sollevò l’ingiunzione. La sua decisione, in parte, diceva “Play ball!”.

George Steinbrenner, il proprietario degli Yankees, che sino a quel momento non era certo stato uno dei più grandi sostenitori degli arbitri, assalì la decisione di MacPhail e preannunciò che l’autorità dei direttori di gara, sarebbe stata gravemente minata dalla sua decisione. Billy Martin, mangaer degli Yankees, fece eco ai sentimenti di Steinbrenner: “Quel tipo (MacPhail ndt) ha fatto del regolamento una barzelletta”. Tutti i media, nel frattempo, divennero frenetici. Finalmente gli Yankees ed i Royals s’incontrarono allo Yankee Stadium per completare la gara. Cinquecento tifosi, un burlone sostenne fossero tutti studenti di legge, arrivarono allo stadio all’ora di cena per assistere a poco più di un inning di gioco, il 18 di agosto. La gara non poteva finire senza qualche altro teatrale gioco di Billy Martin. Dato che la squadra arbitrale della gara, stava lavorando ad un’altra partita degli Angels in California, l’American League assegnò un differente gruppo arbitrale per il completamento. Dave Phillips era l’arbitro capo. Quando la gara riprese, con due out nella parte alta della nona ripresa, Martin ordinò ai suoi giocatori di fare appello in prima base. Quando esso fallì, gli Yankees cercarono un altro appello in seconda base. Martin sosteneva che U. L. Washington e George Brett avevano omesso di toccare le basi sul fuoricampo e perciò dovevano essere dichiarati eliminati. Anche se Washington e Brett avevano toccato le basi, sosteneva Martin, gli arbitri di quel giorno non avevano modo di saperlo. Martin pensò così di aver nuovamente intrappolato gli arbitri.

Lezione numero otto per aspiranti arbitri: Guardate attentamente ogni cosa che succede sul campo. Quando il seconda base fa un gioco forzato assicuratevi che abbia il completo controllo della palla. Quando un corridore gira sulle basi, assicuratevi che tocchi tutte le basi. Fate in modo che non vi scappi alcun dettaglio.

Dick Butler, il supervisore degli arbitri dell’American League, aveva udito voci di corridoio che a New York, Billy Martin stava pianificando un tale trucco, così gli arbitri si erano preparati. I direttori di gara della prima crew arbitrale,, che avevano osservato Washington e Brett toccare tutte le basi, firmarono delle testimonianze che attestavano i fatti. Quando Martin cercò di fare i suoi appelli, sostenendo che gli arbitri di quel giorno non potevano prendere decisioni in merito, in quanto non avevano visto la precedente parte dell’azione, Phillips mostrò a Martin le testimonianze che provavano che gli arbitri avevano osservato i corridori ed il battitore corridore, toccare le basi. Non c’era più niente che Martin potesse fare. La tragedia era finita. La gara proseguì ed i Royals vinsero 4 a 3.

Ovviamente non tutto andò bene per la squadra arbitrale quel giorno, durante la “Pine Tar Game”. Alcune delle lezioni inserite per aspiranti arbitri hanno una punta d’ironia. Ma sono lezioni comunque sempre valide. Forse dovremmo aggiungere una nona lezione: “Le cose non sempre vanno come dovrebbero”. Tutto il possibile fu fatto quel giorno. Quasi 400 chiamate, come “crew”. Gli arbitri si comportarono in modo deciso ma rispettoso con i membri di entrambe le squadre. Conoscevano le regole e furono applicate, così come era sempre stato fatto in precedenza. Anticiparono i giochi e non lasciarono che le personalità in campo potessero influenzare le loro decisioni. Lavorarono assieme, supportandosi l’uno con l’altro e rappresentando la lega. Una loro decisione fu annullata dal presidente, non sulle basi di regole e di una significativa storia della loro applicazione ma sulla base dello “spirito” delle regole. Furono demoralizzati dalla decisione del loro presidente, uno dei molti esempi in cui gli arbitri vengono accusati per aver semplicemente fatto il proprio lavoro. Qualcuno aggiunse che la decisione di MacPhail, assieme ad un'altra moltitudine di oltraggi che gli arbitri devono già sopportare, fece dell’arbitraggio un teorema perdente. Talvolta viene da chiedersi se la professione arbitrale possa essere raccomandata a qualcuno, se non ad un masochista.