05/03/2014 3 Minuti di lettura

Max Marchi: da Doc Pepper ad analista dei Cleveland Indians

di Riccardo Schiroli“Mio padre Leo è uno dei fondatori del Sasso Marconi

di Riccardo Schiroli

“Mio padre Leo è uno dei fondatori del Sasso Marconi. Quando sono nato nel 1978, era l’allenatore”.
Max Marchi (un suo primo piano nella foto di copertina) non lo dice esplicitamente, ma appare comunque chiaro che il baseball era scritto nel suo destino.
Come giocatore, ha iniziato a Sasso Marconi (categoria Ragazzi) e proseguito alla Fortitudo Bologna (Cadetti). Poi ha smesso per dedicarsi all’hockey su ghiaccio. Quindi ha ripreso e ha giocato in Serie C e B con il Sasso Marconi fino a 5 anni fa.
Non era comunque il ruolo da giocatore, quello che lo doveva portare a sfondare nel settore. Max Marchi ha infatti appena accettato un’offerta dei Cleveland Indians, per i quali si occuperà di analisi statistiche.

Il wallpaper degli Indians di ClevelandNon si tratta dell’ennesima fuga di cervelli, però: “Direi di no” ride “Parto domani" giovedì 6 marzo 2014, n.d.r. "Per gli Stati Uniti, ma resterò una decina di giorni. In generale, mi è stato richiesto di essere presente un paio di volte all’anno. Lavorerò prevalentemente dall’Italia”.
Lasci il classico posto sicuro in Regione. Ne sarà valsa la pena: “Questo è il lavoro dei sogni e quello per cui mi sento davvero portato. Certo, il lato economico doveva giustificare la scelta, perchè lascio anche un gruppo con il quale mi trovavo bene”.
Ti occuperai di analisi statistiche. In particolare? “Il contratto mi impone di non scendere in dettagli. Comunque posso dire che farò analisi per il settore baseball operations. Un club MLB fa analisi statistiche di diverso genere: sul pubblico, il marketing, il funzionamento degli stand in concessione…”.

Facciamo un passo indietro. Tu ti definisce Statistico nel tuo profilo Linkedin: “Sì, mi sono laureato in Scienze Statistiche all’Università di Bologna”.
E abbiamo detto, hai lavorato in Regione fino a pochi giorni fa: “La mia analisi statistica riguardava eventi legati alla sanità”.
Col baseball, c’entra poco: “E’ stato alla fine dell’Università che ho messo assieme queste mie passioni, l’analisi statistica e il baseball. Ho scoperto nella biblioteca della Facoltà riviste che avevano pubblicato articoli sull’analisi statistica applicata al baseball. Era il 2002”.
Bill JamesLa sabermetrica (dall'acronimo SABR, Society for American Baseball Research),  che il suo teorico Bill James definisce la ricerca della conoscenza oggettiva nel baseball, non era così diffusa: “Non in Italia, di sicuro”.
Avrai letto il celebrato Moneyball di Michael Lewis: “Sì, nel 2003 mentre stavo prestando servizio militare”.
Io l’ho letto nel 2005 e mi sono stupito del fatto che in Italia qualcuno lo abbia preso come Vangelo: “Il concetto di scisma tra l'analisi statistica e lo scouting non lo capisco neanch’io. Sono attività che non prescindono l’una dall’altra. Billy Bean” il General Manager degli Oakland A’S a cui ha dato il volto Brad Pitt al cinema “Gli scout li usa eccome. Altrimenti non avrebbe mai messo sotto contratto Cespedes, sul quale non è che ci fossero troppe analisi statistiche a disposizione, per tutti quei soldi…”.
Rappresentò comunque una svolta epocale: “Soprattutto perché ha dato importanza nel mondo del baseball a persone che non si erano formate necessariamente nell’ambiente. Non c’è solo il caso dello staff creato da Beane a Oakland. Guardiamo ad esempio alla proprietà dei Tamba Bay Rays”.

A un certo punto è nato Doc Pepper: “Così mi firmavo nel mio blog. Ho iniziato a usare la tecnologia pitch f/x, che traccia la traiettoria dei lanci, e a scrivere articoli su questo. Allora di articoli su questo argomento in rete ne apparivano pochi e Mike Fast del sito ha trovato i miei”.
In Italiano: “Sì, certo. Ma ormai il modo di tradurre on line c’era e anche quello di mantenersi in contatto”.
Nel 2008 vi siete visti di persona: “Sport Vision, che ha creato la tecnologia pitch f/x" usata regolarmente negli stadi MLB dal 2006, n.d.r. "Ha organizzato un summit a San Francisco. Mi hanno chiesto di andare e io, che non avevo deciso dove passare le vacanze, ci sono andato”.
Un po’ per caso: “Esatto. Conoscendomi, e verificato che mi esprimevo bene in Inglese, mi hanno consigliato di scrivere in Inglese. E ho iniziato a farlo sul mio blog. E’ durata poco, perché subito dopo sono passato ad , quindi a Baseball Prospectus”.
La Bibbia della comunità dei sabermetrici: “Infatti, mi ha dato una grande visibilità. Ho avuto diversi contatti con club di Grande Lega”.
Keith WoolnerAnche gli Indians? “Avevo risposto a un annuncio di lavoro sul loro sito 4 anni fa. Mi avevano intervistato, ma alla fine avevano preferito un altro candidato”.
E la proposta quando è arrivata? “Qualche mese fa mi ha contattato Keith Woolner, il loro manager per la ricerca e l’analisi sul baseball, e mi ha chiesto se ero ancora disponibile”.
Woolner è un sabermetrico. Anzi, è l’inventore del VORP (Value on Replacement Player, una statistica che indica quanti punti in più si segnerebbero, o quanti in meno si subirebbero nel caso di un pitcher, inserendo un certo giocatore al posto di un atleta inferiore alla media): “Se è per questo, anche Mike Fast ha fatto questo percorso: adesso lavora per gli Astros”.
Ma toglici una curiosità: gli americani hanno mai espresso diffidenza per il fatto che sei Italiano? “Direi di no. Anzi, si sono dimostrati comprensivi nell’adattare il mio orario di lavoro al fuso orario”.
E un'altra curiosità: in Italia hai trovato più gente contenta o più gente invidiosa? “Sarà perché dopo aver smesso di giocare ho frequentato meno l’ambiente del baseball, ma direi che non ho trovato gente invidiosa. O meglio, tra i miei ex compagni c’è chi mi ha detto sono invidioso, ma lo ha fatto in senso positivo, per farmi un complimento”.

Max, ti senti uno che ce l’ha fatta? “Non potrei mai. Non voglio mettermi a sedere, voglio continuare a crescere. E poi, Cleveland non vince le World Series dal 1948 e per me rappresenta uno stimolo incredibile, l’idea di poterli aiutare a tornare in cima”.
Hai un pensiero per qualcuno? “Nomi preferisco non farne. Ma è sicuro che all’interno del gruppo di Baseball Prospectus e Hardball Times ci sono persone che mi hanno aiutato davvero tanto”.