18/02/2015 2 Minuti di lettura

Ciao Gabriele

un ricordo di Alberto Fiorini

un ricordo di Alberto Fiorini.

Gabriele Sacchi non è più tra noi.

Ricordo ancora la prima volta che lo vidi dietro al piatto, un agosto irrespirabile, sull’assolato campo de La Botte di San Casciano Val di Pesa. Mi avevano detto di un nuovo arbitro che andava in giro in modo assai naif, chiamando un po’ quello che gli pareva, Decisi dunque che era il caso di verificare.

Quante gliene dissi negli spogliatoi, per quelle sue improponibili ed improbabili scarpe gialle, che si vedevano anche da Firenze, tanto riflettevano. Quanti consigli gli diedi per cercare di indirizzarlo sulla retta via. E lui se li prese tutti. Non con l’umiltà che ti saresti atteso da un novizio, certo, ma lo fece.

Gabriele era così. Anelava, come tutti, ad essere un buon arbitro, a conoscere il regolamento ed applicarlo. Motivo per il quale andò, nel 2013, al camp IBAF di Barcellona. Per migliorarsi. La sua passione era grande almeno tanto quanto gli errori che ogni novizio commette. E dietro di lui, sulla piccola tribuna, un fagottino che faceva il tifo per l’arbitro in modo chiassoso, tanto da far commuovere gli spettatori che non ebbero neanche il coraggio di criticare le sue chiamate per questo. Era Miguel, suo figlio, al quale adesso va commosso il mio pensiero.

Anche in Brasile, dopo un mese di caldo e sole abbagliante, il cielo stamani si è coperto all’improvviso. Di un nero minaccioso, intimidatorio, quasi a lutto, ed all’improvviso ha lasciato andare giù gocce di pioggia enormi. Un pianto pesante, lo stesso che ieri, alla notizia della tua scomparsa, mi è salito naturale da dentro. Gocce che adesso battono grevi e pesanti sui vetri dell’albergo, quasi a scandire un dolore irreale che dovrebbe essere condiviso da tutti noi.

L’ultima volta che ti ho visto era l’anno scorso a Parma. Venisti a vedere la gara di IBL perché la tua naturale passione ti portava a questo. E finita la partita, battesti addirittura il commissario sul tempo, perché arrivasti per primo davanti agli spogliatoi. Per fare un commento, per ricevere un saluto ed un impressione su quello che avevi visto dalla tribuna. Con quel senso di eccitazione che solo noi arbitri sappiamo dare ad ogni cosa che facciamo, fuori e dentro il campo. Ed io a calmarti, a dirti “Gabriele ciao ci vediamo dopo per parlare”. Ecco, io così ti ricorderò per sempre. Innamorato di un gioco che è lo stesso che in tanti amiamo, un gioco che adesso potrai arbitrare liberamente con quelle tue improponibili scarpette gialle, il cappello rovesciato, a chiamare libero e felice quelle palle basse che piacevano solo e soltanto a te.

Ciao amico mio, continua a divertirti come hai sempre fatto e desiderato, noi sapremo ricordarti come meriti.