Tre mesi fa, il 21 febbraio 2020, la scoperta che ha sconvolto e condizionato le vite di una nazione intera: Mattia, 38enne di Codogno, è risultato positivo al Covid-19. La scoperta è arrivata dopo varie diagnosi errate e grazie alla intuizione da parte di Annalisa Malara, medico anestesista dell’ospedale di Codogno, sua coetanea. Di lì a poco il comune situato nel territorio del lodigiano diventa uno degli epicentri dell’epidemia da Coronavirus in Italia, ma soprattutto si trova a piangere perdite umane ed a confrontarsi con repentini stravolgimenti nella vita di tutti i giorni.
Da quel momento per Mattia ha avuto inizio un calvario lungo un mese. Mentre l’Italia viveva il pieno della fase di isolamento e la riapertura era ancora da immaginare, il “paziente uno” passava quasi tre settimane in coma all’ospedale San Matteo di Pavia. Esattamente trenta giorni dopo, il 21 marzo, ed a pochi giorni dal suo risveglio dal coma, Mattia soffre la perdita del padre.
Sono stati giorni terribili e densi di incertezza e preoccupazione per tutti, ma oggi l’Italia vede finalmente la luce in fondo al tunnel. Il Paese ha riaperto le porte alle attività produttive e si sta timidamente riaprendo alle attività sociali e sportive e preparando la mobilità interregionale.
Non fa differenza Codogno, pronta come non mai a godersi la sua rinascita: a 90 giorni di distanza da quel 21 febbraio 2020, il peggio è ormai alle spalle e, finalmente, la città può tornare a vivere.
Oggi, 21 maggio, i biancoazzurri del Codogno Baseball ‘67 sono tornati a calcare l’erbetta del diamante di Viale della Resistenza in vista della ripresa delle attività che vedrà i Jaguars impegnati contro il Piacenza nella prima giornata del campionato di Serie B.
Con i ragazzi di Ettore Finetti ha ripreso ad allenarsi anche la squadra under-18 ed a seguire riprenderanno le attività anche le compagini giovanili. Lasciato il dramma alle spalle, Codogno ora si affida al baseball, sport radicato nella tradizione cittadina e che oggi assume anche un duplice significato: rinascita e normalità.
Luca Giangrande